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Mercoledì 25 ottobre alle 21

Durata: 162′

Regia: Maren Ade

Attori:Peter Simonischek, Sandra Hüller

Genere: COMMEDIA

GERMANIA

TRAMA

Il 65enne Winfried, insegnante di musica ex sessantottino con la propensione per gli scherzi, decide di fare una visita a sorpresa alla figlia Ines, donna in carriera che vive a Bucarest dove lavora come consulente aziendale. I due non potrebbero essere più diversi e quando l’incontro prende una piega sbagliata Winfried decide di sorprendere la figlia trasformandosi nell’alter ego Toni Erdmann: un uomo coi denti storti e un abbigliamento bizzarro, che si presenta come allenatore nel campo professionale di Ines. Scioccata, quest’ultima decide lo stesso di accettare l’offerta del padre e, grazie agli scherzi di Winfried – senza freni nei panni di Toni -, padre e figlia scopriranno che tanto più si trattano duramente quanto più avvertono di non essere poi così distanti l’uno dall’altra.

– PREMIO FIPRESCI AL 69. FESTIVAL DI CANNES (2016).

– CANDIDATO AL GOLDEN GLOBE 2017 COME MIGLIOR FILM STRANIERO.

– CANDIDATO ALL’OSCAR 2017 COME MIGLIOR FILM STRANIERO.

CRITICA

“La regista Maren Ade ha siglato questa graffiante commedia tedesca. Dove la relazione tra un padre e sua figlia esprime un ventaglio tanto paradossale di tinte da superare con un balzo l’apparente prevedibilità del contenzioso. (…) Sembrerebbe una minestra riscaldata ma invece i guizzi e i colpi di scena sono così tanti da imprimere al copione uno stile e un tono originalissimi.” (Paolo D’Agostini, ‘La Repubblica’, 2 marzo 2017)

 

“(…) andate a vederlo, merita assai. Innanzitutto, non assomiglia a nient’altro, non ha fratelli né parenti prossimi, e – la definizione è di un’amica – sembra di ascoltare una voce stonata su una melodia incantevole. (…) Toni è il padre buffone che dice che la figlia reginetta è nuda – la vedremo tale, non a caso, nella sequenza più disturbante e divertente dell’anno – e chi ha orecchi e occhi per intendere aguzzi e si specchi. Eppure, l’intento non è moralizzante, fustigante, serioso, al contrario, gli scherzi, le burle e il nonsense di Toni si accompagnano sul piano metalinguistico alla presa in giro, al farsi beffe del cinema d’autore troppo compreso di sé. ‘Toni Erdmann’ racconta in commedia una storia drammatica, che senza questi frizzi istrionici e lazzi amari si sarebbe risolta in reprimenda sulla condizione femminile nel mondo del lavoro (…). Viceversa, ‘Toni Erdmann’ è un ufo feroce e tenero insieme, sballato ed estenuante, empatico e imbarazzante: attori superbi (la cover di ‘The Greatest Love of’ All di Whitney Houston della Huller è da brividi), coraggio stilistico, radicalità poetica (…).” (Federico Pontiggia, ‘Il Fatto Quotidiano’, 2 marzo 2017)