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DA VENERDI’ 26 NOVEMBRE A MERCOLEDI’ 8 DICEMBRE

Venerdì 26: ore 21.00

Sabato 27: ore 16.00, 18.30 e 21.00

Domenica 28: ore 16.00, 18.30 e 21.00

Lunedì 29: ore 21.00

Sabato 4: ore 16.00

Domenica 5: ore 16.00

Mercoledì 8: ore 16.00

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Regia: Jared Bush, Charise Castro Smith, Byron Howard.

con: Alvaro Soler, Luca Zingaretti, Diana Del Bufalo, Angie Cepeda, Charise Castro Smith.

Genere: Animazione, Avventura, Commedia

Durata: 107 min.

DAI CREATORI DI OCEANIA UN MUSICAL SCOPPIETTANTE CHE È RACCONTO DI RIFONDAZIONE E APPELLO ALL’INCLUSIONE.

Recensione di Marianna Cappi

Tutto è straordinario nella famiglia Madrigal. Straordinaria è la casa e straordinari sono tutti i suoi abitanti, dotati di talenti fuori dal comune, benedetti dalla magia che soccorse la nonna nel momento del bisogno, cinquant’anni prima, e che ancora illumina ogni cosa. Beh, quasi ogni cosa. Mirabel Madrigal, infatti, è l’unica a non avere ricevuto alcun dono. Paziente e generosa, sempre allegra nonostante tutto, fa il possibile per aiutare fratelli e genitori ma spesso finisce per essere d’intralcio agli altri, più bravi, più dotati, più amati. Soltanto quando la fiamma della magia minaccia di spegnersi, e il suo volto compare in una confusa visione del drammatico futuro che li aspetta, Mirabel decide che tocca a lei andare alla ricerca di una soluzione, e all’origine del mistero che l’avvolge.

Il viaggio di Mirabel è dunque un viaggio alla scoperta di sé e della propria luce, dopo che per anni ha vissuto all’ombra di quella dei suoi famigliari. Eppure Mirabel una specialità ce l’ha (ce lo dicono i suoi grandi occhiali tondi) ed è uno sguardo diverso dagli altri, esterno al gruppo di famiglia, marginale, si direbbe, ma anche lucido, affezionato, empatico.

Mirabel per prima vede le crepe nell’immagine impeccabile ma artefatta che Abuela, la matriarca, ha costruito con tanto impegno. Vede il peso delle aspettative che preme ulteriormente sulla schiena dalla forzutissima Luisa, già carica di cinque asini e di un pianoforte, e la gabbia dorata dentro cui la bellissima Isabella è costretta alla perfezione e a restituire un’immagine preconfezionata di sé. Mirabel ha, cioè, qualcosa che gli altri non hanno: la libertà di potersi ancora cercare, di sbagliare, di fallire persino, fuori dalla logica del protagonismo dominante.

Dentro questo musical scoppiettante, così precisamente localizzato al centro dell’America Latina, in una Colombia tutta ritmo e colore, si nasconde la realtà universale dell’estrema complessità di ciò che chiamiamo famiglia; un intreccio di sentimenti, traumi, eredità, aspettative, che ci dà la vita e ce la sconvolge nello stesso momento.

Encanto è perciò una storia antica e moderna, un racconto di rifondazione: quel riposizionamento anche doloroso o violento della fondamenta della casa (leggi: famiglia) che periodicamente ha bisogno di essere messo in atto, per liberare nuove energie e includere nuove prospettive. È un racconto di tradizione e rivoluzione, che passa attraverso l’accettazione dell’imperfezione, perché non è la bella apparenza che rende felici, ma la vicinanza all’essenza.