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Regia: Hélène Giraud, Thomas Szabo

Genere: Animazione, Avventura

Durata: 89 minuti

UN VIAGGIO EMOZIONANTE NELLA GRANDEZZA MORALE DEL PICCOLO MONDO.
Recensione di Marianna Cappi

Tra i resti di un pic-nic abbandonato in fretta da una coppia in procinto di avere un figlio, c’è una scatola di latta, piena di zollette di zucchero, che impegna tutte le forze di un gruppo di formiche di nere, decise a trasportarla nel loro formicaio. Poco lontano, una neonata coccinella, curiosa del mondo, ha smarrito la sua compagnia e ne trova un’altra in quella delle formiche nere. L’amicizia che la giovane coccinella stringe con una delle formiche, a capo della spedizione, è tale che la coccinella non abbandonerà il gruppo nemmeno quando questo si troverà inseguito e poi attaccato senza tregua da un intero formicaio di formiche rosse, guerriere organizzate e pronte a tutto.
Minuscule è un viaggio emozionante nella grandezza del piccolo. Occorre superare una soglia e abbandonare alcune comodità per entrare appieno nel piccolo mondo dei suoi personaggi, dove il tempo e lo spazio hanno coordinate altre, la legge di natura è durissima, la vita breve e intensa. Thomas Szabo e Hèlène Giraud, i demiurghi della situazione, si sono imposti a loro volta delle leggi, delle regole di comportamento audiovisivo che fanno la bellezza e l’originalità dell’opera e vanno dal rifiuto del dialogo, in favore di un utilizzo ricercato e sofisticato dello strumento sonoro in chiave evocativa, imitativa ed emotiva, alla scelta di stilizzare al massimo le possibilità espressive dei loro insetti, relegandole quasi esclusivamente agli occhi, espediente che richiama la figura del mimo con il suo portato di ironia e comicità ma anche di attitudine per il dramma.
Rispetto alla serie televisiva, il film è una sorta di Assalto al treno di Porter, un salto in lungo narrativo in termini di avventura e superamento della formula con la morale, ferma restando, però, la regola delle riprese dal vero, sulle quali si innesta il lavoro cartoonesco in computer grafica. In questo senso, il paragone con il kolossal del Signore degli Anelli, che gli autori stessi hanno sottolineato, va al di là dell’ambientazione high fantasy, con una varietà di popoli di diverse lingue e dimensioni, creature orrorifiche e misteriose e una netta divisione dell’universo in Bene e Male, ma trova elementi di comunanza anche nella tecnica produttiva ibrida e nella scelta di una location che corrisponde alle dimensioni scenografiche ideali del racconto.
In fondo, però, né l’inseguimento spettacolare tra cielo, terra e acqua (che ricorda, tra gli altri, quelli di Semola e Merlino made in Disney) né il contributo importante della musica, organizzata come un’opera vera e propria, in cui ogni personaggio ha la sua voce, potrebbero molto senza la forza del racconto, nel quale un piccolo esserino combatte a rischio della propria vita per la salvezza di un popolo che non è nemmeno il suo. E ricordarci che abitiamo un mondo che non è solo nostro.