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MERCOLEDI’ 16 OTTOBRE – ORE 21.00

Regia: Jennifer Peedom

Durata: 74 minuti

Genere: DOCUMENTARIO

Documentario che, in chiave di sinfonia audiovisiva, racconta le scalate delle montagne più impervie, le imprese impossibili di climbers e altri acrobati delle vette più remote.

Tra i film più spettacolari presentati al Trento Film Festival 2018 e presentato in Concorso al Festival di Venezia 2018.

Un video-racconto che non vuole solo stupire gli spettatori ma anche portarli a riflettere sugli aspetti controversi dell’alpinismo più estremo e sull’importanza da parte di ogni appassionato di riconoscere i propri limiti.

 

RECENSIONE:

Nel suo nuovo lavoro, Mountain, la documentarista australiana Jennifer Peedom torna sul tema delle esplorazioni estreme, che ha finora guidato la sua carriera.

Con Mountain costruisce un film che funziona come una sinfonia di immagini e musica, una sequenza di scene di imprese mozzafiato, selezionate da un girato di 2000 ore di riprese in 15 paesi diversi, con la lettura di un testo dello scrittore inglese Robert Macfarlane a opera dell’attore Willem Dafoe. E con la partitura musicale, assai più che un accompagnamento, della Australian Chamber Orchestra eseguita nella Sydney Opera House, composta da Richard Tognetti, con in aggiunta brani di Vivaldi, Beethoven, Arvo Pärt.

L’incipit di Mountain vede proprio i preamboli dell’orchestrazione e della lettura come un prologo in bianco e nero che dichiara subito trattarsi di immagini altre rispetto a quelle colorate, spettacolari del film. E sono diverse pure dai filmati di repertorio, pure in bianco e nero, ma di diverso formato e dalla consistenza della pellicola consunta. Un prologo che sembra rifarsi a quello del disneyano Fantasia, di cui condivide la concezione di flusso mesmerico di immagini e musica.

Mountain è una visione adrenalinica, un film che è come un ottovolante, fatto di vertiginosi strapiombi, dislivelli mozzafiato, sospensioni sul vuoto, orli di precipizio; riprese impossibili e estremamente spettacolari, da elicotteri o da telecamerine portate dagli stessi scalatori. Un puro spettacolo che evita le parti didascaliche, visto che non sappiamo quali siano le montagne scalate né chi siano gli scalatori. (…)

«Le montagne ridimensionano l’istinto dell’uomo, ci restituiscono il senso della meraviglia e mettono alla dura prova la nostra arroganza», dice la voce off di Willem Dafoe. Eppure pochi possono entrare in reale risonanza con il vero suono della montagna, come suggerisce la scritta iniziale: «Quelli che danzano sono considerati pazzi da chi non può sentire la musica».

(Giampiero Raganelli da Quinlan)